La band ha reso omaggio al cantautore scomparso con due concerti, riproponendo le sonorità del tour del 1979


(Foto Guido Harari)

«I fan di Fabrizio temevano un’operazione commerciale che avrebbe spersonalizzato il loro eroe. Qualcuno aspettava l’inizio del concerto, altri erano perfino ostili. Dopo Bocca di Rosa gli scettici dovettero ricredersi, e alla fine di giugno piangevano tutti!». Così il bassista Patrick Djivas racconta l’atmosfera del 1979, quando la Premiata Forneria Marconi, band musicale della scena progressive rock anni 70, iniziò il tour con Fabrizio De Andrè, riarrangiando i pezzi del cantante genovese. Scetticismo che subito si trasformò in uno straordinario successo (doppio album, Fabrizio De Andrè in concerto), e in un’armonia eccezionale tra il progressive rock della band e la poesia di De Andrè.
E sono state proprio le note di Bocca di Rosa ad aprire la seconda edizione del “Buon compleanno Faber”, concerto-tributo, organizzato dalla Fondazione De Andrè e celebrativo del 67esimo compleanno del poeta genovese (18 febbraio 2007). A 28 anni di distanza da quel tour, la Pfm è salita nuovamente sul palco, riproponendo le stesse note degli anni di allora, in una due giorni di sublimi emozioni, sabato 17 al Palasharp di Milano e domenica 18 al Teatro Tendastrisce di Roma. Due spettacoli, due serate ed un’unica ragione sociale: aiutare i meno fortunati, devolvendo gli incassi alle associazioni GeA Genitori Ancora di Milano, Perigeo una luce nel buio di Lesmo e Roma/Maputo andata e ritorno.
Franz Di Cioccio, Franco  Mussida, Patrick Djivas, Flavio Premoli. Quattro splendidi ragazzini sessantenni che hanno dato vita ad un concerto allo stesso tempo emozionante, forte, romantico, elettrico, divertente. Sullo sfondo del palco lo scorrere delle foto di De Andrè, ripreso dalla macchina di Guido Harari. E di fronte un pubblico vivo ed eterogeneo, dove si fondevano padri e figli. A testimonianza che De Andrè e la Pfm sono sempre più nel nostro dna e in quello della buona musica.
Ad accompagnare la band alcuni artisti che si sono alternati tra una canzone e l’altra: Luca Barbarossa, bravo interprete de La guerra di Piero; la giovane Dunia con Fiume Sand Creek; Vittorio Nocenzi, leader del Banco del Mutuo Soccorso, che ha dato vita ad una fantastica jam session e ad una struggente strumentale di Ho visto Nina volare; Cristina Donà, eccezionale ne La canzone di Marinella e Princesa; Dolcenera, solista al piano nella Canzone dell’amor perduto ed emozionante in Dolcenera, canzone da cui ha tratto il suo nome d’arte; Max Gazzè, entusiasmante in Andrea. Finale collettivo con Il pescatore. Su tutte, la favolosa Amico Fragile. Da brividi.
«In un momento storico caratterizzato dalla musica rock verso il progressive – continua Djivas, riferendosi agli anni 70 – o meglio ancora verso una espansione dei linguaggi rock e la necessità da parte dei musicisti più dotati di ampliare i propri orizzonti, il “verbo” fu un po’ accantonato a favore delle note. Eppure Fabrizio colse nel nostro modo di suonare una propensione a mettere le note una vicina all’altra, somigliante a come un poeta mette le parole una vicina all’altra. Forse quello il nesso tra il progressive e la poesia: la ricerca di una successione fluida e allo stesso tempo sorprendente degli eventi, in altre parole l’armonia del significato». Un’armonia che ancora oggi vive nelle note della Pfm e nelle parole di Fabrizio De Andrè: “Dormi sepolto in un campo di grano / non è la rosa non è il tulipano / che ti fan veglia dall’ombra dei fossi / ma sono mille papaveri rossi”.