Ripascimento, tre mesi dopo

Fotoreportage di Sc@nner News sulle condizioni del tratto di spiaggia ricostruito

«In relazione all’intervento di dragaggio e ripascimento, avviato e poi sospeso dalla Regione Lazio a causa del ritrovamento di ordigni esplosivi, che ha previsto la rimozione, dal canale d’accesso al Porto di Anzio, soltanto di una parte della sabbia prevista appare necessario programmare per l’autunno il completamento dei lavori di escavo ed il conseguente ripascimento delle spiagge». Così scrive il sindaco di Anzio, Candido De Angelis, nella lettera indirizzata alla Regione Lazio del 23 luglio 2007. Si chiede dunque il proseguimento dell’opera iniziata nel maggio 2007 ed interrotta poche settimane dopo per il ritrovamento di tre ordigni esplosivi. Dei 150.000 metri cubi di sabbia previsti, solo la metà fu prelevata dal porto e riversata nel tratto di spiaggia compreso tra gli stabilimenti balneari Rivazzurra e Lido Garda.

Come scrivevamo mesi addietro, definendo “situazione tampone” quella del ripascimento, così lo affermiamo con più forza ora. Sono bastate un paio di mareggiate per annullare gli effetti del lavoro fatto. Due esempi su tutti, visibili dalle foto: la famosa capannina del Lido Garda, dopo il ripascimento completamente circondata da sabbia, ora di nuovo circondata da acqua. Stesso discorso per la scogliera a ferro di cavallo subito dopo l’Hotel dei Cesari. Come ormai scientificamente provato, il ripascimento potrà durare soltanto se sarà combinato con un sistema di dighe. Altrimenti, sarà tutto vano. E sarà, oltremodo, uno spreco di denaro pubblico.

L’opera di escavo-ripascimento, richiesta dal sindaco per il mese di settembre, sarà presto vanificata dalle condizioni naturali del mare, che non farà fatica a riprendersi ciò che gli spetta, più velocemente di quanto avvenuto in questi ultimi mesi, considerando il periodo autunnale ed invernale, caratterizzato da condizioni meteo per niente favorevoli.

Dopo questa considerazione, abbiamo verificato, a 3 mesi dalla ricostruzione, quali sono effettivamente le condizioni della spiaggia nel tratto di costa tra gli stabilimenti Lido Garda e Rivazzurra. Ed abbiamo riscontrato alcuni problemi, peraltro segnalati anche da numerosi bagnanti.

1) Come avvenne anni fa, così anche quest’anno il ripascimento fatto con la sabbia del porto (ovviamente sporca) ha provocato un inquinamento del mare. L’acqua, un tempo limpida, è oggi quasi quotidianamente torbida, e presenta, nei giorni di leggero moto ondoso, delle chiazze bianche galleggianti, le quali, a detta di alcuni, non sono altro ciò che la sabbia del porto “butta fuori”. Il fondale del mare, un tempo duro, è oggi melmoso.

2) Nel tratto di spiaggia libera tra il Lido Garda e l’Hotel dei Cesari si avverte forte un cattivo e nauseabondo odore. Alcuni affermano che sia colpa degli scarichi delle abitazioni private, che, a causa dei metri di spiaggia guadagnati col ripascimento, non riescono a raggiungere il mare, stagnandosi sulla spiaggia. Oltre al cattivo odore, ovviamente abbiamo riscontrato la presenza di numerose pozze melmastre.

3) Quanti sono i tubi di scarico delle abitazioni lungo tutto questo tratto di spiaggia libera? Noi ne abbiamo contati più di trenta.

4) Infine, storico problema, comune alle città di Anzio e Nettuno, è la sporcizia delle spiagge libere: bottiglie di plastica e di vetro, copertoni di ruote, cassette, cartacce, scatole, bicchieri. Colpa dei bagnanti, non rispettosi del bene pubblico, colpa dei Comuni e degli stabilimenti che poco o nulla fanno per risolvere questo problema.

Chiudiamo con le parole di Andrea Todisco, Direttore del Servizio Geologico d’Italia, riportate nel libro “La Villa di Nerone e la costa di Anzio. Atti del convegno 1996”, in riferimento alla salvaguardia della costa: «Maggior diffusione dovranno avere quegli interventi di difesa che non hanno un impatto violento sul litorale, come ad esempio i ripascimenti artificiali. In quest’ultimo caso un aspetto importante è il reperimento delle sabbie da versare: aree molto promettenti si sono rivelati alcuni fondali dei nostri mari».