Ieri, a mezzogiorno, un uomo di 43 anni, imprenditore cui si è visto negare dallo Stato un finanziamento di 160.000 euro, entra nella sede della Regione Umbria, a Perugia, armato di una pistola Beretta, ed uccide due impiegate. La prima, di 62 anni, prossima al pensionamento.
P e n s i o n a m e n t o.
La seconda, di 47 anni, precaria.
P r e c a r i a.
Poi, farneticando qualcosa, decide di uccidersi.
Un solo gesto folle. Tre vittime.
Era depresso, vero. Era ricorso anche ai servizi sociali, pur di uscire dal tunnel nero. Era malato.  Ma la realtà è che ha ucciso perchè con quei 160.000 euro avrebbe potuto far crescere la sua azienda, dargli una veste internazionale. Così non è stato. Si è tolto la vita, dopo averla tolta a due innocenti, colpevoli di essere lì per lavoro. Colpevole, la prima, di non essere andata ancora in pensione a causa dell’ultima riforma. Colpevole, la seconda, di essere ancora precaria, dopo 15 anni di servizio presso la Regione Umbria.
Nei telegiornali serali, Tg1, Tg3 e La7, la notizia del dramma di Perugia sfila in terza e quarta fila. A metterla come prima notizia è solo il Tg5. Qualche ora prima, lo fanno, per fortuna, anche il Tg4, SkyTg24 e Rainews24.
Un aspetto che non va sottovalutato. I mass media sembrano dare poco risalto a questo episodio, ma in realtà potrebbe essere il preambolo all’entrata delle armi in questa crisi italiana. D’altronde, è di pochi minuti fa, l’intervista di Beppe Grillo rilasciata al Time: «Se falliamo, ci sarà la violenza nelle strade. Metà della popolazione non ne può più».
Non è questa una frase che dà adito al gesto di Perugia? Che autorizza chiunque si trovi in difficoltà economiche, la cui mente sia offuscata dai problemi e non limpidamente lucida da analizzarli in maniera razionale, ad impugnare le armi? Si badi bene, non siamo lontani dal fenomeno americano dei “mass murderer“, cioè un soggetto che uccide più persone in un solo luogo ed in un solo momento, maturando una decisione omicida che coltivava da tempo, magari alimentandola con fantasie paranoiche di persecuzione.
La situazione è grave. G r a v e.
E i nuovi deputati e senatori sembrano ancora non rendersene conto. Hanno l’obbligo, politico, elettorale e morale, di far uscire il Paese da questo stallo amorfico. E lo devono fare al più presto. Perchè ogni loro gesto, ogni loro dichiarazione, ogni loro comportamento può rappresentare la via giusta da intraprendere per rivedere la luce. Oppure la scintilla per l’entrata ufficiale delle armi nella crisi italiana.